Una zattera libera per staccare, fuggire, giocare, provare a sentire.

Il mercoledì, nella mia storia, è stato spesso un giorno di pausa. Un giorno di emozioni, di stacco, di possibilità.

E allora, dal 9 Novembre, il mercoledì sera, in Atelier, si accendono le luci per un tempo dedicato a me.

Me lo concedo, me lo richiedo e lo desidero, anche se poi so che farò fatica ogni tanto a lasciare la sicurezza del divano, del computer o della copertina per dedicarmi ai colori, alla creatività e al caos di emozioni che troveranno forma attraverso spazi, movimenti e sperimentazioni.

Ma me lo devo. E scelgo di farlo, almeno ora che posso!

Così, in questo autunno che richiede energia e presenza, mi fisso questo impegno personale come appuntamento definito e mi preparo ad attenderlo con la giusta ritualità, uno spirito attivo e non impigrito e… la stufetta accesa qualche minuto prima.

Al momento non è ancora partita, perché quest’anno probabilmente le zanzare, dopo aver colonizzato pure la valle ahinoi, hanno deciso di comune accordo di ritardare il gelo, cosa che in verità un po’ mi ha indisposto, nonostante ci stia regalando tiepide giornate senza giacca e cariche di luce.

Dunque però, a questo punto è ora di mettere in fila i pezzi e cominciare a immaginare che sulla mia sempre meno invisibile zattera simbolica, si farà un bel caldino: quel bel culdì di una volta, senza tanti fronzoli e con poche pretese ma tanta leggerezza in circolo, quello che richiama lo stare insieme nel granaio a condividere pensieri, frammenti di vita, emozioni, tonalità, sfumature e mani indaffarate.

E allora, sempre per unire l’utile al dilettevole che, forse banalmente, fa proprio parte di me, ho una proposta semplice semplice, per chi da tempo o anche solo da questo istante, sogna di provare l’arteterapia: libero la zattera. Sì: L I B E R O L A Z A T T E R A

Cosa vuol dire? In che senso?

Vuol dire che vi preparo un tronco simbolico, che a seconda dell’occasione può somigliare a un cuscino, a un colore a un materiale o a un qualsiasi elemento naturale che potete trovare da me o portare da casa e vi faccio spazio qui, in atelier.

Nel senso che invece di fare arteterapia da sola, possiamo fare arteterapia in gruppo, come ci viene, utilizzando la spontaneità, il relax e la leggerezza come parole chiave di partenza (queste sono le mie!) e auspicando di poterne aggiungere altre ogni volta, a seconda dei mondi che s’incontreranno.

Senza giudizio, con una quantità di parole variabile in base all’umore mio e vostro, e tutta la profonda autenticità possibile.

Perché mi piace l’idea di uno scorrere aperto e lieve, che possa cambiare forma come fa il fiume, adattandosi al tempo che muta e trasformando la sua corsa, i suoi confini e il suo fragore.

In cambio non vi chiedo altro che la cortesia di comunicarmi la vostra intenzione con un messaggio entro le 20.00, in modo da evitare il sovraffollamento (non credo nè, ma questi ultimi tempi mi stanno insegnando che tutto è possibile) e preparare la giusta dose d’acqua per le tisane.

Se poi, in chiusura di serata, vi andasse di fare un’offerta per l’acquisto dei materiali, scrivere un pensiero da condividere, portare suggerimenti o esprimere desideri, ho appena preparato una casetta segreta in cui raccogliere monete, sogni, proposte, possibilità.

Me l’ha regalata la mia donnina e ho deciso che la aprirò ogni ultimo mercoledì del mese, perchè mi piace l’idea di una sorpresa attesa, per continuare il viaggio con stimoli nuovi e quel pizzico di magia che c’è sempre in un tesoro da scoprire.

Che altro posso dirvi? ,

Ecco, io sono qui, felice ed emozionata per questi prossimi mercoledì.

Fatemi sapere cosa ne pensate voi e…

Vi aspetto!

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