Ad un certo punto ti rendi conto che la tua isola non basta più.
Non perché abbia perso il suo fascino e nemmeno perché all’improvviso sia diventata troppo piccola. Semplicemente perché ti accorgi che c’è altro e hai voglia di scoprirlo.
Allora raccogli ciò che ti serve, scegli cosa portare, progetti come fare, immagini dove andare.
Accosti i tronchi, ci giri attorno, li leghi. Uno dopo l’altro. E poi… E poi in un attimo, arriva il momento. Per qualche strana alchimia, o grazie a fortuite coincidenze, ti accorgi che è ora di mettere la zattera in mare. Siete pronti. Tu e la tua piccola isola portatile.
Che il viaggio abbia inizio!
La Zattera è l’immagine/ il gioco/ la cornice/ il mezzo che utilizzo da anni per presentare l’Arte Terapia ai bambini e ai “grandi”.
È uno spazio piccolo, ma non troppo, semplice e suggestivo, che permette di andare oltre, scoprire, sperimentare, conoscere. Può accogliere una o più persone, contenere diversi materiali che possono servire durante il viaggio, e non segue una rotta definita: va.
Come l’Arte Terapia la zattera consente un viaggio di scoperta, in cui le tappe sono importanti e la fiducia è essenziale. Il motore non si vede e per questo molti pensano che non ci sia. Secondo me c’è e funziona fin da subito, altrimenti non ci sarebbe nemmeno la zattera stessa né, tantomeno, la voglia di salirci. Non ha un vero e proprio nome da motore e non fa neppure rumore. Eppure smuove, eccome.
Comincia con C e finisce con A. Si chiama creatività.
Ce l’abbiamo tutti, solo che a volte, purtroppo, ce ne dimentichiamo…